Eni Biojet, il primo SAF (Sustainable Aviation Fuel) 100% da materie prime di scarto e oli esausti per decarbonizzare il settore del trasporto aereo
Il segmento aereo incide per circa l’11% sulle emissioni del comparto dei trasporti e i biocarburanti sono l’unica soluzione a oggi disponibile per abbattere il suo impatto

Eni Biojet, il primo SAF (Sustainable Aviation Fuel) 100% da materie prime di scarto e oli esausti per decarbonizzare il settore del trasporto aereo

Michele Viglianisi, Responsabile Biorefining and Supply e Biometano di Eni Sustainable Mobility: “La nostra capacità di bioraffinazione è diventata un vero e proprio driver strategico nel percorso verso la neutralità carbonica al 2050”

  • a cura di: Eni

  • Settore: Energy

  • Area tematica: Energy Mobility

L’azienda
Eni è una società integrata dell’energia che conta oltre 30.000 dipendenti in 69 Paesi del mondo. Nel 2020 la società ha lanciato una nuova strategia, ulteriormente accelerata negli anni successivi, che le consentirà di raggiungere l’obiettivo delle zero emissioni nette al 2050 e di fornire una varietà di prodotti, interamente decarbonizzati, coniugando sostenibilità ambientale e finanziaria grazie a una leadership tecnologica costruita in anni di ricerca e innovazione. Tra le principali leve per intraprendere questo percorso strategico, Eni ha costituito alcuni spin-off come Plenitude per l’integrazione di rinnovabili, retail e mobilità elettrica e la neonata Eni Sustainable Mobility, società in cui sono confluite le attività di bioraffinazione, biometano e la vendita di prodotti, servizi e soluzioni per la mobilità. Per velocizzare la transizione, si sono poi aggiunte le quotazioni di Vår Energi e Energy One, oltre alla creazione di Azule, joint venture con BP in Angola. Insieme ai nuovi modelli di business, la strategia di Eni si basa sulla sinergia con gli stakeholder e sullo sviluppo di tecnologie proprietarie per rispondere alla sfida della decarbonizzazione e contribuire al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

La spinta iniziale dell’innovazione
Il progetto nasce dalla coniugazione tra una sfida e un’opportunità. L’opportunità emerge quando l’Europa, per contrastare i cambiamenti climatici, introduce l’obbligo di additivazione nei carburanti fossili di biocarburanti fino al 10%. Il biocarburante allora disponibile, a causa di alcuni limiti tecnici, non era in grado di essere miscelato oltre il 7% senza causare danni o problemi ai motori. Ecco che allora si affaccia l’esigenza di generare un biocarburante in grado di arrivare a percentuali di miscelazioni più alte. L’opportunità di realizzare un prodotto innovativo incontra la sfida di fare fronte alla crisi del mondo della raffinazione che nella prima decade di questo millennio - per una serie di ragioni legate al costo dell’energia, a misure ambientali sempre più stringenti e a un crollo dei consumi -  vede raffinerie storiche come quella di Venezia destinate alla chiusura, con risvolti sociali molto impattanti. Coniugando quindi sfida e opportunità, Eni decide nel 2014, sulla base di una tecnologia sperimentale già brevettata, di trasformare in quest’ottica la raffineria tradizionale di Venezia in una bioraffineria per la produzione di biocarburante. Lo stesso processo vene ripetuto con la raffineria di Gela che presentava le stesse problematiche. Oggi Eni è il secondo produttore di biocarburanti HVO (Hydrotreated Vegetable Oil) in Europa. Si tratta di carburanti sostenibili, creati grazie alla tecnologia proprietaria Ecofining™, contenenti il 100% di componente biogenica prodotta da materie prime di scarto e residui che derivano da processi di trasformazione di prodotti vegetali o da colture non in competizione con la filiera alimentare. La capacità di bioraffinazione di Eni consente di trasformare ogni anno 1,1 milioni di tonnellate di biomasse in biocarburanti ed è diventata un vero e proprio driver strategico del percorso verso la neutralità carbonica al 2050.

Decarbonizzazione del settore aereo con Eni Biojet
Questa tecnologia innovativa consente di produrre anche biocarburanti per l’aviazione (SAF, Sustainable Aviation Fuel). Un segmento, quello aereo, che è stato definito “hard to abate” e che influisce per circa l’11% sulle emissioni dell’intero settore dei trasporti. I biocarburanti sono a oggi l’unica soluzione disponibile per decarbonizzare il comparto ed Eni ha investito fortemente in questa direzione. Le prime produzioni di SAF sono state realizzate nella raffineria Eni di Taranto, con una quota allo 0,5% di UCO (oli vegetali usati e di frittura). Il passo successivo è avvenuto nel settembre 2022, quando Eni ha avviato la produzione di Eni Biojet, il SAF che può essere miscelato a elevate percentuali (al 20%) con il carburante fossile JetA1. Eni Biojet è stato realizzato nella raffineria di Livorno, in sinergia con la bioraffineria di Gela, ed è il primo SAF di natura totalmente biogenica a partire da materie prime di scarto, grassi animali e oli vegetali esausti. La produzione di questo innovativo biocarburante è destinata a crescere fino ad arrivare a 500kt/anno entro il 2024 grazie a due progetti di investimento che sono in corso di realizzazione presso le raffinerie di Venezia e di Gela.

Benefici
Eni crede fortemente nei biocarburanti perché garantiscono ottime capacità di decarbonizzazione del settore dei trasporti, consentendo una riduzione delle emissioni di CO2 dal 60% al 90%. Inoltre, sono immediatamente utilizzabili: somigliando ai cugini di origine fossile, possono essere distribuiti e consumati con le attuali infrastrutture, senza la necessità di apportare modifiche ai motori. Sono anche importanti per il loro ruolo di accompagnamento al percorso di elettrificazione del trasporto leggero. Infine, la produzione di biocarburanti genera valore sociale sul territorio: garantisce la salvaguardia dei posti di lavoro esistenti e l’attivazione di nuove filiere occupazionali.

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