Il progetto internazionale CARESSES dell’Università di Genova sviluppa robot culturalmente competenti
Antonio Sgorbissa, docente di Robotica all'Università di Genova: “I robot saranno sempre più importanti nell’assistenza degli anziani. Come dimostrato da numerosi studi, tenere conto dell’id
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                                a cura di: Regione Liguria 
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L’Ente
L’Università degli studi di Genova (UNIGE) è una delle più antiche tra le grandi università europee; con circa 280 percorsi di studio distribuiti tra le sedi di Genova e i poli universitari di Imperia, Savona e La Spezia, si presenta alla comunità come una realtà ben consolidata in tutta la regione.
Situata nel cuore di una città superba che offre gli splendori del suo passato medievale e barocco e che è sede di uno dei porti più grandi e produttivi d’Europa, l’Università di Genova è una delle università pubbliche generaliste più rinomate in Italia, con picchi di eccellenza in numerosi settori scientifici e tecnologici.
UNIGE impiega più di 1.300 docenti e accoglie più di 30.000 studenti tra lauree triennali e magistrali. Il Dipartimento di Informatica, Bioingegneria, Robotica e Ingegneria dei Sistemi (DIBRIS) è stato istituito nel maggio 2012. La missione del DIBRIS è promuovere e facilitare la creazione (ricerca), la trasmissione (didattica) e lo sfruttamento (trasferimento tecnologico) della conoscenza a livello nazionale e internazionale in tali ambiti.
Il DIBRIS coniuga competenze scientifiche e tecnologiche, configurandosi come dipartimento inter-scuola nell'ambito della Scuola Politecnica e della Scuola di Scienze MFN. Può contare su docenti operanti nei settori dell'Informatica, della Bioingegneria, della Ricerca Operativa e della Robotica e si pone quindi come punto di riferimento per le attività di ricerca, formazione e trasferimento tecnologico in questi settori.
Il progetto CARESSES
CARESSES (Culture-Aware Robots and Environmental Sensor Systems for Elderly Support) è un progetto internazionale H2020 EU-Giappone multidisciplinare, il cui obiettivo è sviluppare il primo robot di assistenza agli anziani in grado di adattare il modo in cui parla e si comporta alla cultura della persona assistita.
È finanziato dalla Commissione Europea (2.084.248,75 EUR) e dal Ministero degli Affari Interni e della Comunicazione giapponese (60.000.000 JPY).
Il progetto è partito il primo gennaio 2017 e terminerà nel 2020.
CARESSES introduce per la prima volta il concetto di “robot culturalmente competenti”, in grado cioè di adattarsi al profilo culturale della persona con cui interagiscono, e vede il coinvolgimento di sei partner europei (Università di Genova, Università di Örebro, Università del Middlesex, Università di Bedfordshire, Advinia Healthcare, Softbank Robotics Europe) e tre partner giapponesi (Istituto Avanzato di scienza e Tecnologia del Giappone (JAIST), Università di Nagoya, Università di Chubu).
Robot culturalmente competenti
In un contesto in cui l’invecchiamento della popolazione mette sotto pressione i sistemi sanitari e di assistenza di molti Paesi del mondo, la disponibilità di robot culturalmente competenti potrebbe aiutare coloro che forniscono assistenza agli anziani in molte attività. Questo contribuirà a ridurre la pressione su ospedali e case di riposo e a rafforzare l’assistenza domiciliare.
Perché questo sia possibile i robot devono essere accettati dagli anziani e da chi ha cura di loro. Alla base del progetto c’è la convinzione che sviluppare robot che siano consapevoli della cultura della persona con cui interagiscono e sappiano adeguare di conseguenza il proprio comportamento li renderà molto più accettabili.
Per “competenza culturale” si intende la capacità di un robot di riconoscere i vari tratti personali e culturali di una persona e di comportarsi di conseguenza (abitudini alimentari, religiose, sociali).
Il robot deve essere consapevole di fattori come età, educazione, struttura familiare, religione, retaggio culturale. Il robot dovrà tenere in considerazione i valori culturali, le credenze e le attitudini nei confronti di salute e malattia e le pratiche di cura del sé della persona. Il robot deve essere sensibile verso caratteristiche della persona come il linguaggio, l’accento, le capacità interpersonali, la capacità di fidarsi degli altri e di essere compassionevole verso gli altri.
Il robot sviluppato nel progetto aiuta le persone in vari modi, per esempio ricordando loro di prendere le medicine, incoraggiandoli a svolgere una vita attiva, aiutandoli a restare in contatto con amici e parenti. Ogni azione viene eseguita prestando attenzione alle abitudini, alle pratiche culturali e alle preferenze individuali della persona.
Il robot e i test
Per sviluppare e testare i suoi sistemi culturalmente competenti CARESSES adotta Pepper, il robot umanoide prodotto da Softbank Robotics, partner di ricerca del progetto. Pepper è stato sviluppato in modo da essere in grado di comunicare con altre persone con semplicità e naturalezza attraverso i movimenti del corpo e la voce.
Nel Regno Unito i robot sono stati testati nell’interazione con gli ospiti delle case di riposo Advinia Healthcare partner del progetto. In Giappone i robot sono stati testati nella casa di riposo HISUISUI e nella iHouse, un appartamento presso il JAIST dotato di sensori e dispositivi per la casa intelligente.
Durante la fase di test gli assistiti sono stati divisi in un gruppo sperimentale e due gruppi di controllo: il gruppo sperimentale (5 persone indiane e 5 inglesi ospiti nelle case di cure britanniche e 5 in quelle giapponesi) è stato assistito da una versione culturalmente competente del robot, un secondo gruppo di identica composizione (10 persone ospiti nelle case di assistenza britanniche e 5 in quelle giapponesi) ha interagito con robot non culturalmente competenti. Infine, un terzo gruppo non ha ricevuto alcun robot. I ricercatori stanno ora analizzando i dati, per verificare fino a che punto la presenza di robot di assistenza, soprattutto se culturalmente competenti, abbia un impatto positivo sulla qualità della vita delle persone e dei loro familiari.
Vantaggi
Questi strumenti tecnologici sono indubbiamente rilevanti se consideriamo che la popolazione è in continua crescita e l’assistenza sanitaria dovrà essere sempre più decentralizzata.
Robot che offrono assistenza in maniera partecipativa e non distaccata saranno senz’altro più efficaci e accettati da un individuo anziano. Le tecnologie sono mature, ma l’approccio culturale è da studiare e approfondire. Progetti come questo permettono di fare enormi passi avanti verso una ‘tecnologia sensibile’. Grazie al software di intelligenza artificiale sviluppato, si affinano le conoscenze: il sistema infatti è in grado di imparare e apprendere le abitudini dell’individuo assistito, così da essere in grado poi di rispondere a esigenze e bisogni personali.
Il rischio di cadere negli stereotipi culturali è quindi minimizzato sia dalla solidità scientifica del modello di partenza, sia dalla capacità del robot di capire se e quanto la persona assistita si conformi alle caratteristiche generali del gruppo di riferimento, e di modellare il proprio comportamento di conseguenza.
Inoltre, la conoscenza e il software prodotti nel corso del progetto saranno messi a disposizione sotto la forma di servizi Cloud accessibili da robot e assistenti virtuali di altro tipo, in modo da massimizzarne il riuso e la diffusione in sistemi robotici differenti.
Il progetto ha ricevuto un grande interesse mediatico, con numerose apparizioni (BBC, The Times, The Telegraph, The Guardian, Il Corriere della Sera, TG5, ecc.) e ha ottenuto diversi riconoscimenti. Tra gli altri, è stato ufficialmente presentato al Parlamento del Regno Unito, è stato nominato
 Progetto del Mese dalla Commissione Europea (https://cordis.europa.eu/article/rcn/124202/it), è stato incluso nella lista dei "Best Breakthrough" ottenuti da Università del Regno Unito nella
 campagna MadeAtUni (https://madeatuni.org.uk/middlesex-university/care-robots-elderly) ed è stato riconosciuto dall’Innovation Radar della Commissione Europea (https://www.innoradar.eu/innovation/26487).
 
