La via italiana alla città intelligente. Smart building per smart cities.

Sommario workshop

Molte delle sfide che giocherà il genere umano hanno come scenario le aree urbane. Mobilità, conoscenza, lavoro, qualità della vita, salute, tutto si gioca nelle aree urbane. Al centro di queste sfide ci stiamo noi, gli esseri umani.
Al centro di queste sfide ci sta l’uso dell’intelligenza e della conoscenza.
L’intelligenza si fonda sui dialoghi tra uomini, tra macchine (M2M), tra uomini e macchine. I dialoghi messi in relazione da di loro generano intelligenza.
La Città intelligente è contraddistinta da questi tre fattori: i dati devono essere aperti, deve esserci una sensoristica diffusa, deve esserci una rete (intesa sia in senso delle connessioni , che fisica). L’insieme di questi tre fattori fa si che la città sia una piattaforma. Più la piattaforma è progettata e gestita in modo aperto, più si creano le condizioni perché la città (una comunità) sia intelligente.
Gli esempi, con le dovute cautele, assimilano le piattaforme stile Facebook al “regno” dell’esaltazione dell’individuo, una piattaforma come wikipedia all’opposto consente il sostegno ad un progetto condiviso. L’attività collaborativa di una comunità consapevole ci restituisce una narrazione comune della città. (è il bellissimo concetto di “civic media” di Luca de Biase).
Questa visione di Città intelligente deve essere assunta dalla politica.
È il tempo che la politica - ancora troppo legata alle metriche novecentesche - si appropri del “mondo nuovo”. La politica, più attenta al futuro e agli scenari, non succube (culturalmente) dei vendors non dovrebbe limitarsi - come purtroppo vedo fare- ad inseguire la moda “Smart”, bensì ridare una funzione etica alla vita della città. È tempo che le persone si riapproprino dell’ intelligenza”.